"Gesù ti ama" (una piccola storia d'amore e musica)
“Ci sono dei momenti in cui credi di
sapere tutto, l’universo non ha più segreti per te, durano poco…il mondo è
sempre pronto ad entrare da ogni buco. In altri momenti credi di conoscere la
gente, durano ancora meno…se sei sincero sai che non sai niente di te.” E così
passava il suo tempo scrivendo aforismi all’americana, senza scopo, così tanto
da sentirsi importante per qualche secondo. Le storie che raccontava erano
sempre le stesse, un passato ricucito che faceva acqua da tutte le parti e un
corpo da denuncia. Suonava la fisarmonica nelle feste di paese, non perché
amasse la musica ma perché era il modo meno noioso di trascinarsi l’anima e
aspettava. Aspettava sempre qualcosa, il concetto di presente per lui era al
futuro, un futuro che non arrivava mai, il futuro è invisibile a chi si perde
il presente. Un giorno uscì di casa con la sua fisarmonica, percorrendo il
viale che l’avrebbe portato alla prossima festa si rese conto che vivere per
vivere non aveva alcun senso, proprio in quell’istante lo fermò un candido
ragazzo di qualche pseudo-religione cristiano-alternativa.
“Gesù ti ama, lui ama i musicisti che
portano allegria!”
“Suonare non significa essere allegri,
dì a Gesù che se mi porta in paradiso diventerò allegro, per il momento
lasciami andare a lavorare”.
“Fratello, solo un minuto, stiamo
raccogliendo fondi per la nostra Chiesa”.
“E quale sarebbe la Vostra Chiesa? Sentiamo
un po’...”
“La Chiesa dei musicisti tristi
fratello, la tua!”
“I musicisti tristi non hanno bisogno di
una Chiesa solo di un buon prete verso la fine della storia. Scansati ragazzo,
devo andare”.
Il giovane si fece da parte e il vecchio
proseguì verso la sua festa ma quell’incontro aveva smosso qualcosa dentro di
lui, non avrebbe saputo dire cosa ma per una attimo la Chiesa dei musicisti
tristi aveva avuto il suo fascino, decise che il giorno seguente sarebbe
tornato a cercare il ragazzo. Così la mattina dopo si vestì con più cura
del solito, prese la sua fisarmonica e ritornò sul viale, il ragazzo era ancora
lì con il suo banchetto ad urlare: “Gesù ti ama”.
Il vecchio si avvicinò al banco e si
accorse con stupore che non vi era nulla su quel pezzo di legno, non una
Bibbia, non un volantino…ma come pensava di raccogliere fondi il ragazzo?
“Fratello! Sei tornato! Ti stavo
aspettando, il mio cuore sapeva che saresti tornato. Vieni, avvicinati”.
“Ragazzo, dovresti mettere qualcosa su
questo banco, come fa la gente a sapere che chiedi soldi in nome di Gesù e
poi non te li vai a spendere per gli affari tuoi?”
“Fratello, la nostra Chiesa è di tutti,
se io mettessi un qualche poster qualcuno potrebbe sentirsi escluso ed io
questo non lo voglio. I fondi in effetti sono per me, senza le donazioni non
potrei comprarmi da mangiare e non potrei passare il mio tempo urlando al
prossimo quanto Gesù lo ami. Sono in missione per conto di Dio fratello.”
“Ma questo è assurdo, vuoi che dire che
stai qui a urlare chiedendo denaro senza uno scopo?”
“Ce l’ho eccome uno scopo fratello, è
necessario che io stia qui a ricordare l’amore di Gesù a tutti quelli che
passano.”
“E a che cosa serve? Davvero pensi che
le tue urla guariranno il mondo? Che faranno sentire le persone meno sole? Sei
pazzo!”
“Fratello, le mie urla guariscono il mio
cuore e sì, ora che sei qui, mi sento meno solo. Sia lodato Nostro Signore!”
Il vecchio così comprese e, imbracciata
la fisarmonica, si mise a suonare mentre il ragazzo continuava a urlare: “Gesù
ti ama fratello! Gesù ti ama sorella!”. Non avrebbe più avuto bisogno di
comporre aforismi o suonare senza vita, ricordare l’amore al prossimo era già
più che sufficiente.
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