Ti sei mai accorto che quando c'è un problema, ci sei anche tu?
Ho sentito questa frase in
un’interessante conferenza e dopo averci riso su un po', mi sono resa conto del
perché venisse pronunciata proprio in mia presenza.
Molto spesso in questa vita
ci troviamo ad affrontare problemi di vario genere, dalle piccole alle grandi
cose quel che accomuna tutti questi problemi è la nostra presenza. Nel mondo
ordinario si crede che i problemi siano qualcosa di comune, diffuso e
inevitabile, questo è vero ma fino ad un certo punto poiché esistono persone
che hanno tantissimi problemi e altre che si trovano ad affrontare le
difficoltà molto di rado.
Ogni volta che si presenta un problema l’unica
direzione nella quale possiamo dirigere la nostra attenzione per risolverlo alla
radice è l’interno di noi stessi. Questa regola vale sempre, non solo ogni
tanto.
Si sente tanto parlare del fatto che ciascuno di noi crea la propria
realtà, questo causa spesso frustrazione e delirio di onnipotenza in chi non
comprende questa affermazione nel suo senso più profondo. La realtà che
percepiamo è filtrata principalmente dalla nostra mente e dalle nostre
sensazioni, questo significa che quel che crediamo reale viene creato
all’interno della nostra percezione da noi, da quel che crediamo sul mondo etc.
Esiste qualcosa al di fuori di questa nostra percezione? Credo che nessuno
possa rispondere con certezza a questa domanda, almeno non in questo piano di
realtà e anche se fosse sarebbe sempre qualcosa di personale e non di assoluto.
Torniamo ora ai nostri
problemi, qualcuno di voi avrà notato che spesso si ritrova a fronteggiare
problemi simili, prigioniero di una ruota, si sente come un criceto che corre
restando sempre fermo e magari si chiede come mai non riesce a uscirne. Il primo passo è rendersi conto che questa
vita è un gioco, nel senso più profondo, i videogame descrivono molto bene
questa realtà delle cose ma in pochi vedono che essi sono uno specchio fedele
anche se più giocoso della nostra esistenza. Cosa accade in un videogame? Quando
non si riesce a sconfiggere il mostro alla fine di un livello non si va avanti
ma si resta lì fino alla vittoria, si muore e si ricomincia, si muore e si
ricomincia. Fortunatamente noi moriamo fisicamente una volta sola ma quando
incontriamo dei problemi in realtà essi ci stanno indicando la presenza di un
“nemico” da trasmutare all’interno di noi stessi.
Così davanti ad una
difficoltà puntare lo sguardo verso l’interno significa scovare il mostro,
successivamente dobbiamo comprendere quale lezione porta con sé e farla nostra,
solo allora potremmo salire di livello. In realtà il solo fatto di iniziare a
considerare le difficoltà come momenti che ci permetteranno di passare al
livello successivo scatena una grande forza interiore, genera un’apertura e non
si contano le storie di miracoli avvenute semplicemente grazie a questa presa
di coscienza. Questo accade perché durante questo cambio di visione ci
trasformiamo da burattini a giocatori, un giocatore si allena, si appassiona al
gioco stesso, vuole scoprirne tutti i trucchi, e solitamente adora le sfide,
non pensa solo a vincere, lui vuole giocare perché giocare lo diverte, gli
piace. Così dobbiamo essere noi con le nostre difficoltà e i problemi che
affrontiamo, dobbiamo ricordarci sempre che se siamo nella partita è perché
abbiamo tutti i requisiti necessari per giocarla e vincerla, passando così alla
realtà successiva, a ogni nuovo livello saremo più coscienti e godremo
maggiormente della perfezione e della meraviglia di questa esistenza.
Grazie.
Buon viaggio…
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