"Erotismo e Spiritualità" di Claudio Marucchi
“La
travolgente forza ispiratrice dell'amore è contemporaneamente in
grado di elevare l'individuo o disperderlo nell'abisso della
frammentazione.
L'amore è alla base di ogni forma di illuminazione,
come ogni forma di autodistruzione.
Per questo si dice “folle
d'amore” o “innamorato follemente”. Il vero amore esige un
grado
di follia che lo avvicina all'esperienza mistica o magica.
La
via dell'amore è connaturata al desiderio di sé, ma si realizza nel
desiderio della perdita
di sé. Come stella polare interiore orienta
il soggetto a mettersi in cammino verso se
stesso, per scoprire che
ci si conquista abbandonandosi, ci si ritrova perdendosi, e così
via,
di paradosso in paradosso.
Un
simile desiderio è il punto di contatto tra l'amore per il partner
(eros) e l'amore
universale (agape). Solo una visione monca può
continuare a concepire questo distinguo
come una reale separazione.
Non è un caso che in alcuni contesti antichi, gli amanti si
chiamino
tra loro fratello e sorella. Accade con Iside e Osiride in Egitto, e
anche con la
coppia mirabilmente celebrata nel Cantico dei Cantici.
Il partner è l'incarnazione
dell'universo, dell'alterità assoluta,
quindi eros è la possibilità pratica di agape.
Un'attitudine
moralizzatrice ha spaccato la continuità e l'identità tra
sessualità e vita
spirituale. Ciò che il moralismo ha strappato, la
pratica può ricucire. La pratica è retta
dalla dimestichezza con i
simboli. Lo stesso termine “simbolo” - dal greco “syn-ballein”
mettere insieme-indica la cura per riparare i danni fatti dal
moralismo. Quando il simbolo
tende la mano all'inconscio, la
profondità del sacro risponde. L'incontro tra le due istanze
incita
la produzione di una sintesi nella coscienza, il vertice di eros e
sacro, emblema del
ricongiungimento, del matrimonio dell'uomo con
l'assoluto.”
(dal primo capitolo di Erotismo e Spiritualità di Claudio Marucchi)
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